PUGLIA: TERRA INCANTATA TRA MAR IONIO

E MAR ADRIATICO

La Puglia situata al sud dell’Italia è una regione lunga oltre 800 Km prevalentemente pianeggiante e collinare bagnata dal Mar Ionio e dal Mar Adriatico che contribuiscono a renderla così affascinante.

Da pugliese e amante del mare, quale sono, ho intenzione di iniziare a narrare di questa terra incantata descrivendone le bellezze paesaggistiche e il patrimonio artistico percorrendola da nord a sud attraverso le riserve naturali, i parchi, le chiese, i castelli e soffermandomi sull’enogastronomia e le sue tradizioni.

I.1.  RISERVE NATURALI

Nonostante l’attività dell’uomo abbia profondamente modificato il paesaggio pugliese, sostituendo la vegetazione spontanea con le coltivazioni, non mancano parti del territorio dove sono ancora presenti la macchia mediterranea e, avanzando verso l’interno, col l’aumentare dell’altitudine, i boschi di querce, faggi, aceri, castagni e tigli. Attualmente le aree protette ammontano a quasi 245.000 ettari e comprendono il Parco Nazionale del Gargano, che descriverò di seguito, due piccoli parchi regionali e 19 riserve naturali.

I.1.1.  Parco Nazionale del Gargano

Il Parco Nazionale del Gargano, situato completamente nella provincia di Foggia, è stato istituito nel 1991 e comprende una superficie di 118.000 ettari, che si estende dal litorale adriatico all’unica zona montagnosa della Puglia, il promontorio del Gargano.

Quest’area protetta è particolarmente interessante per le sue varietà faunistiche e floristiche: si passa dalle fitte foreste alla macchia mediterranea, dai grandi altipiani carsici alle falesie sul mare, punteggiate da meravigliose grotte, dai boschi che si dirigono verso il mare alle lagune, costiere di Lesina e Varano, dalle colline e pianure steppose alle paludi. Grazie alle condizioni climatiche particolari e ai venti settentrionali carichi di umidità che provocano frequenti piogge, si crea un microclima in cui alcune essenze vegetali riescono a vivere in condizioni non riscontrabili in altre parti d’Italia e del mondo: faggete all’interno e sul versante nord, pinete di pino d’Aleppo lungo le coste, grandi estensioni di macchia mediterranea, querceti pieni di cerri e lecci, boschi misti ricchi di agrifogli, castagni, faggi, ornelli, olmi, frassini, aceri e faggi. Si contano circa 2.200 specie botaniche, pari a circa il 35% dell’intera flora nazionale, e il sottobosco è popolato da diverse essenze: ciclamini, rose canine, funghi eduli e velenosi, felci e rovi. Sui pendii esposti al sole crescono perastri, melastri, biancospini, vicino ai quali vi sono cespugli di ginepro, timo, fichi d’India e lentisco, ed il particolare “albero dei diavolo” (carrubo). Vicino le montagne la vegetazione cambia del tutto e predomina la steppa, con tanti fichi d’India, ferule, euforbie, asfodeli e iris. Inoltre, cresce un fungo particolare, il Pleurotus eryngii. Questo paesaggio è interrotto da vari oliveti, mandorleti, vigneti e campi di grano.

Nel Gargano cresce il maggior numero di orchidee spontanee di tutto il territorio europeo, sono presenti circa 80 varietà tra specie e sottospecie. Mentre oggi i suoli di natura calcarea del Gargano sono caratterizzati da formazioni carsiche, grotte e doline, nella preistoria erano completamente coperti da foreste, attualmente ridotte al 15% della superficie originaria e rappresentate soprattutto dalla Foresta Umbra, un insieme fitto di alberi dal fusto alto. Questa rigogliosa area verde, che si estende per 11.000 ettari a un’altitudine di circa 800 metri, è ciò che rimane di una primitiva selva millenaria. Nonostante i continui disboscamenti degli ultimi tre secoli, sopravvivono al suo interno faggi, querce, roveri, aceri, ornelli, lecci, cornioli, cerri e qualche gattice.

È davvero interessante come il Parco Nazionale del Gargano presenti tanta diversità anche per quanto riguarda la fauna. Numerose sono infatti le specie di uccelli, mammiferi, rettili e anfibi.

Nelle foreste, nelle zone umide, nei canneti, nei pascoli steppici, negli oliveti e lungo le coste del Gargano sono presenti circa 170 specie di uccelli. Oltre la poiana, l’albanella minore, il falco pellegrino, il falco di palude, lo sparviero, il biancone, il lanario e il gheppio, in questo habitat spettacolare e variopinto incontriamo anche diverse specie di fringillidi, i colombacci, la cesena, il tordo, il merlo, la cince. Ci sono poi alcune colonie di corvidi, tra cui le cornacchie grigie, le taccole, le ghiandaie e alcuni corvi imperiali. Della famiglia dei rapaci notturni troviamo: il gufo reale, il gufo comune, il barbagianni, l’allocco e l’assiolo. Dalla prima all’ultima zona di quest’area meravigliosa troviamo: cinque specie di picchi, verde, rosso, maggiore, minore e mezzano; la garzetta, l’airone rosso e l’airone cinerino, il basettino, il tarabuso, la sgarza ciuffetto,  il germano reale, l’alzavola, la folaga, la gallinella d’acqua ed altri ancora. Incantevoli poi, sono i cigni, i fenicotteri e i gabbiani. Tante sono le specie di rondini che attraversano le coste del Gargano, come le rare rondini rossicce, i rondoni pallidi e le rondini alpine. Poiché alcune specie di falchi tra cui il Falco biarmicus, il Falco naumanni e il gufo reale Bubo, sono in via d’estinzione, uno degli obiettivi principali del progetto LIFE “Rapaci del Gargano” è la tutela di questi esemplari.

La fauna del Gargano è ricca anche di mammiferi comuni, quali caprioli, daini, donnole, faine, lepri, ricci, talpe, tassi, volpi, ghiri, gatti selvatici, moscardini, topi e arvicole. Nelle grotte trovano rifugio i pipistrelli.

Ci sono anche esemplari di rettili e anfibi, come la tartaruga terrestre e palustre, la vipera comune, il geco verrucoso, la lucertola campestre. Nelle zone acquitrinose, nei canali e nelle zone boscose del Parco Nazionale sono presenti la raganella, la rana verde, il rospo comune e smeraldino e il tritone italico e crestato.

I.1.2.  Parco Nazionale dell’Alta Murgia

Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia istituito nel 2004, è un’area naturale protetta situata nelle province di Bari e di Barletta, Andria e Trani. È tra i più estesi a livello nazionale con i suoi 68.077 ettari, compresi nei territori di tredici comuni.

Il territorio del Parco è caratterizzato da una straordinaria diversità paesaggistica, con la presenza di doline, creste rocciose, cavità carsiche, pascoli naturali e coltivi, boschi di quercia e conifere. Qui la natura convive pacificazione con l’uomo che ha costruito masserie in pietra, dotate di recinti per le greggi, cisterne, chiesette, specchie, tutto adornato da muretti a secco.

Elemento caratterizzante dell’Alta Murgia è la pietra che racconta storie antiche di pastori e di contadini impegnati nella lavorazione del latte, della lana, nella coltivazione dei cereali, del mandorlo, della vite, come testimoniano le numerose tombe scavate nella pietra presenti in diversi siti archeologici.

Inoltre, vi sono testimonianze storiche della dominazione normanno sveva, le cui tracce sono presenti in molti centri storici dei tredici comuni appartenenti al territorio del Parco e che trovano l’apice a Castel del Monte.

Osservando il paesaggio dell’Alta Murgia in ogni stagione si può notare che non è per niente statico. In primavera nel verde intenso dei campi di grano o nei pascoli rocciosi si possono osservare le fioriture dei tulipani selvatici, delle orchidee, dei gladioli. In autunno, i muri a secco sono colorati dai ciclamini e dai colchici. In inverno ci sono i frutti rossi del biancospino e il blu del prugnolo a colorare le giornate nebbiose.

La flora è molto varia, importante è la presenza della roverella, del leccio, del cerro, della quercia spinosa, della quercia di Palestina, del farnetto e del raro fragno. Il sottobosco è costituito da caprifoglio, biancospino e numerose specie erbacee ed arbustive tra cui la peonia, la clematide, la rosa di San Giovanni, la rosa canina, il gigaro e il ciclamino.

Le pinete sono composte per lo più da Pino d’Aleppo e Cipresso comune con sottobosco di roverella e coccifera, lentisco e ilatro. La vegetazione tipica dei pascoli naturali è costituita da olivastro, mandorlo, prugnolo, marruca, perastro, nespolo, biancospino e mandorlo selvatico.

La fauna dell’Alta Murgia è una tra le più interessanti della Puglia e d’Italia.

L’avifauna che popola la Murgia comprende alcune delle specie più importanti delle aree steppiche e semiaride del bacino del Mediterraneo, sono: la calandrella, la calandra, la tottavilla, l’allodola, la cappellaccia e l’occhione. A popolare il territorio della Murgia sono anche numerose specie di rapaci diurni, tra cui una delle più importanti popolazioni a livello mondiale di grillaio o Falco naumanni. Altre specie non di minore importanza sono: il nubbio reale, il biancone, l’albanella minore, il falco di palude, la poiana, il gheppio ed il lanario. I rapaci notturni presenti in quest’area sono il barbagianni, il gufo comune e la civetta.

La Murgia accoglie anche anfibi quali il tritone italiano e l’ululone dal ventre giallo, e rettili, come il geco di kotschyi, il ramarro, il cervone, il colubro leopardiano, la vipera e la testuggine di Hermann. I mammiferi che popolano questo territorio sono la volpe, la donnola, la faina, il tasso e il lupo. Importanti sono anche alcuni micro mammiferi, come il mustiolo, l’arvicola di Savi, il topo selvatico e le molteplici specie di chirotteri, tra le quali ricordiamo il ferro di cavallo maggiore, il ferro di cavallo minore, il ferro di cavallo mediterraneo, il miniottero, il vespertilio maggiore e il vespertilio di Blyth.

–          La geologia e l’archeologia

Da un punto di vista geologico le Murge nord-occidentali sono costituite da rocce carbonatiche. L’altopiano comprende nel settore settentrionale, le Murge nord-occidentali, dove ci sono le quote più elevate dell’intero rilievo, nel settore meridionale, le Murge sud-orientali, che non superano i 500 metri di quota.

L’azione di erosione da parte dei venti e soprattutto delle acque piovane ricche di anidride carbonica ha creato uno straordinario patrimonio di forme carsiche superficiali e sotterranee. L’intensa fatturazione dell’altopiano murgiano mostra la presenza in superficie di corsi d’acqua perenni che favoriscono l’infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo. Nel settore delle Murge Alte, dove il carsismo si sviluppa più in profondità, la falda può spingersi fino a 400 metri sotto il livello del mare; tuttavia i solchi erosivi, noti come lame e che rappresentano corsi d’acqua fugaci, sono diversi e costituiscono un reticolo che porta verso il mare le acque superficiali dopo forti piogge. Tra i fenomeni carsici epigei ci sono alcune doline, come il “Pulicchio”, situato presso il margine occidentale dell’altopiano murgiano, con una forma a ellisse con asse maggiore di circa 500 metri e un centinaio di metri di profondità. Il “Pulo di Altamura” presenta circa le stesse dimensioni della dolina precedente ma i suoi contorni sono molto regolari. Tra le forme carsiche ipogee, presenti su tutto il territorio, si distinguono pozzi, inghiottitoi, voragini o gravi, caverne e grotte, adornate da stalattiti e stalagmiti. Gli inghiottitoi sono cavità naturali attraverso le quali le acque meteoriche si infiltrano nel sottosuolo raggiungendo la falda; le gravi hanno la stessa funzione, ma dimensioni maggiori. Nel Parco vi sono le gravi più profonde dell’Italia centro-meridionale, come quella di “Farauall” (270 m).

Tra le innumerevoli grotte la “Grotta di Cristo”, nel territorio di Cassano Murge è una delle più grandi.

Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia è ricco di reperti archeologici d’importanza mondiale, come i ritrovamenti dello scheletro fossile ben conservato, vissuto 150.000 anni fa, rinvenuto nella Grotta di Lamalunga, nei pressi di Altamura. I resti fossilizzati di quello che è stato ribattezzato “Uomo di Altamura”, appartengono a una forma arcaica di Homo vissuto in un periodo tra la vita dell’Homo erectus e l’Homo di Neanderthal.

La scoperta di Lamalunga è di grande importanza anche per i reperti faunistici ritrovati, risalenti a un periodo ancora più antico, tra i 400.000 e i 500.000 anni fa. La Grotta di Lamalunga, inserita in un contesto ricco di doline, canali e cavità, si presenta come una galleria che si sviluppa per circa 60 m a poca profondità dalla superficie, a cui si accede da un inghiottitoio profondo circa 8 metri. Poiché la Grotta è inaccessibile al pubblico, nella vicina masseria settecentesca di Lamalunga è possibile effettuare, attraverso immagini, una visita virtuale della grotta.

Nel 1999 ad Altamura è stata fatta un’altra straordinaria scoperta. In una cava situata a Pontrelli, sono state rinvenute orme di dinosauri, appartenenti ad almeno cinque specie diverse, fossilizzate nel calcare, tutte in un discreto stato di conservazione. Si valuta la presenza di circa 30.000 impronte e questo fenomeno ne fa il giacimento più ricco al mondo.

I.1.3.  Torre Guaceto

La Riserva naturale statale Torre Guaceto è situata sulla costa adriatica dell’alto Salento, a pochi chilometri dai centri di Carovigno e San Vito dei Normanni e 27 Km da Brindisi.

Nel 1970, con l’entrata nel direttivo internazionale del WWF della marchesa Luisa Romanazzi Carducci, ci sono state le prime azioni a tutela di Torre Guaceto e da quel momento l’associazione ha preso a cuore questo territorio. Il 2 febbraio 1975 la convenzione internazionale di Ramsar dichiara Torre Guaceto zona umida di interesse internazionale. Su incarico del Ministero della Marina Mercantile, il WWF Italia nel 1987 realizza il piano di fattibilità per l’istituzione di una riserva  marina a Torre Guaceto che diventa realtà il 4 dicembre 1991.

Oggi l’area marina protetta è affidata alla capitaneria di porto di Brindisi.

L’Area Marina Protetta e Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto comprende e racchiude un prezioso tratto di costa incontaminato e suggestivo, formato da promontori, spiaggette, paludi, dune e isolotti. Il parco preserva complessivamente un tratto di costa lungo circa 7 Km. L’ultima costruzione realizzata dall’uomo su queste coste è stata l’antica torre di Guaceto, costruita dagli Aragonesi nel 1500, come fortezza di avvistamento contro le invasioni dei turchi. La torre, situata su un alto promontorio sospeso sul mare, domina il resto della Riserva, un territorio dalla sorprendente biodiversità: le terre interne degli ulivi secolari, boschi di sculture viventi interrotti da muretti a secco, le alte dune di sabbia che spiccano sul mare, adornate d’estate di bianchi gigli, e ginepri secolari, la macchia mediterranea. È inevitabile rimanere affascinati dall’intreccio di ambienti e paesaggi, dal susseguirsi di incontri ed emozioni, dalla varietà di colori e sensazioni che catturano l’attenzione come il mare che appare all’improvviso tra la vegetazione, in tranquille calette dall’acqua cristallina e dalla sabbia dorata tempestata di conchiglie. Natura e colori sospesi sull’acqua dolce del sottosuolo, fonte di questa terra, battezzato dai turchi che venivano dal mare (gawsit, in seguito diventato guaceto). La presenza di alberi secolari e rare orchidee mescolandosi con le creature del mare e ai segni degli uomini, che hanno abitato Torre Guaceto nel corso degli anni, rendono questa terra ancora oggi un piacevole rifugio per ritrovare il mare e la pace con la natura.

La Riserva Naturale e Area Marina Protetta di Torre Guaceto pur non avendo una superficie molto vasta, ha la capacità di racchiudere una grande diversità di habitat e paesaggi.

A sud di Torre Guaceto sfociano in mare numerosi corsi d’acqua. L’accumulo di cordoni sabbiosi impedisce un regolare e continuo deflusso, causando il ristagno di acqua dolce e l’instaurarsi di una zona umida con vegetazione a canneto. Il promontorio con la torre e il litorale circostante formano una baia sabbiosa chiusa verso il mare da tre isolotti. Molto ricca è la flora costiera e la fauna marina e palustre. Procedendo all’interno dalla spiaggia, le prime piante che si incontrano sono la calcatreppola, il ravastranello marittimo e l’euforbia marittima. Ancora più all’interno, vi sono la gramigna della spiaggia, la santolina delle spiagge e il giglio marino dai fiori bianchi. Dopo le dune appaiono le prime specie arbustive tipiche della macchia mediterranea, come il ginepro coccolone. La zona umida è caratterizzata da un ampio canneto costituito dalla cannuccia di palude, specie tipica delle zone paludose con acqua dolce.

Perlustrando i fondali del mare cristallino di Torre Guaceto, specialmente nei primi metri sotto la superficie dell’acqua, si nota la presenza di un “manto erboso”, costituito da diverse specie di alghe, fonte di cibo e di riparo per una vasta comunità di organismi. Si può subito incontrare la cistoseira, un’alga bruna; nel tratto di mare di fronte alla zona umida è insediata la zostera che a una profondità che supera i 5 metri viene sostituita dalla posidonia che forma ampie praterie sommerse. Oltre i 20 metri di profondità crescono le alghe rosse, o “alghe calcaree”. I resti di questi organismi, con quelli di altri organismi con gusci calcarei, formano il cosiddetto “coralligeno”, un’associazione simile alle scogliere coralline dei mari tropicali. Anche la fauna è molto varia e spettacolare, vi sono saraghi e occhiate appartenenti alla famiglia degli Sparidi; lo sciarrano e la perchia appartenenti ai Serranidi; le donzelle comuni e le donzelle pavonine appartenenti ai Labridi. Scendendo maggiormente di profondità, il mare di Torre Guaceto offre numerosissime specie di pesci che trovano rifugio nelle Praterie di Posidonia oceanica, tra cui il più grande mollusco bivalve, la Pinna nobile, e gli Antozoi, come l’anemone dorato.

Molto ricca è l’avifauna della zona umida. Legati all’acqua sono alcune specie di rallidi, come la gallinella d’acqua, la folaga e il solitario porciglione, dal richiamo simile al grugnito di un maiale. Tra gli uccelli più grandi presenti nell’area, vi sono l’airone cinerino, l’airone rosso, la garzetta e la nitticora che con il lungo becco appuntito cacciano pesci, rane e altre prede acquatiche. Il falco di palude osserva il territorio e poi si getta in picchiata sulla preda nel fitto del canneto. Nel tratto di mare della riserva, importante è la presenza della tartaruga comune.

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